VIVERE VIAGGIANDO
IN SUD AMERICA

di Gianluca

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1 di Agosto 2004
il mio compleanno

dalla valle centrale di Oaxaca

  

Se mi comporto bene, se non cammino lungo cattivi sentieri, se la mia anima e il mio cuore sono buoni e puliti, allora gli dei mi vedranno di buon occhio. Non importa se il mio cappello è vecchio e i miei vestiti sciupati, se il mio cuore è buono, mi trasformo nel riflesso degli dei, come uno specchio.

(riflessione huichola)

 

 

Più persone hanno frainteso le mie parole sul giorno della marmotta del mio precedente lavoro, in tanti mi hanno chiesto come posso giudicare rutinario lavorare con i delfini al calduccio dei tropici, stupiti mi hanno chiesto come posso non apprezzare tutto ciò. Ho riletto le righe da me scritte e… da nessuna parte sono riuscito a trovare qualcosa che denunciasse una mia insoddisfazione e per ben tre volte in una ventina di righe ho cercato di spiegare di come il ``concetto della marmotta`` sia qualcosa di strettamente collegato al contatto con la realtà turistica vista dall`altro lato dello specchio. Il mio tentativo di umorismo non è andato a segno ma per favore non ditemi che sono fortunato! Ditemi che ho fatto delle buone scelte.

 

Il lavoro del viaggiatore è quello che passa più inosservato… sarà perchè non è fiscabile?

È sempre difficile spiegare che viaggio da più di sei anni e che sono e sono sempre stato completamente al verde. O che nei prossimi mesi voglio attraversare tutto il paese pur non avendo con che pagarmi un albergo.

`Da dove vieni amico?`… `Dall`Italia`… `E cosa ci fai qui?`… `…mi piace viaggiare e conoscere gente e posti nuovi`… `Bella la vita vero? Beato te Amico! Te che puoi!`.

Certo che è bella la vita! Ne sono innamorato! Beato me? E perchè? Stò semplicemente facendo quello che mi piace fare, tra mille difficoltà e mille soddisfazioni propio come chiunque altro.

Vivere viaggiando (sotto certi aspetti) è come vivere non viaggiando : nulla è regalato e non tutto è rose e fiori. È la vita… La vita che ci manda sempre tanti regali che aspettano solamente di essere raccolti.

 

È facile vivere viaggiando?

Quanti cieli si possono riuscire a vedere in una settimana? E in un mese? Io ho veramente voglia di vederne il più possibile! Non importa in quanto tempo e se ne incontro uno che mi piace mi fermo a contemplarlo un pò più a lungo, tanto voglio passare l`intera vita a cercarne sempre di nuovi. Ci si deve organizzare, certo; stando sempre di quà e di là a volte è difficile farsi amici e quando ne avresti bisogno di uno il più vicino è a 500 kilometri in linea d`aria! Nessun posto è familiare, nessun posto è  ‘casa’ ma è anche per questo che ogni nuovo luogo è così affascinante! Poco importa se oggi ci si deve lavare con un secchio, o se bisogna stare in furgone perchè piove. I saggi ci dicono che se riusciamo a stare bene con noi stessi possiamo stare bene ovunque e non importa con chi siamo o cosa stiamo facendo, ci si può sentire a casa anche in un posto brutto e sconosciuto e volergli bene igualmente. (beati loro che ci riescono!)

 

È facile vivere viaggiando?

Se propio volete fare come me non avete che da rinunciare al vostro lavoro, alla vostra auto, ai bei vestiti italiani, ai vostri amici, al campionato più bello del mondo, alla bottiglia di buon vino, al prosciutto crudo e venire qui al calduccio tropicale per svolgere un lavoro assai impegnativo e pieno di responsabilità, che richiede la conoscenza perfetta di almeno due lingue (italiano escluso) ed accettare di essere pagati 400 Euro al mese.

Io non mi lamento, anzi, mi si è spezzato il cuore quando ho abbandonato i miei delfini ma non me ne vogliate se i turisti mi facevano sembrare di vivere in un vecchio film degli anni `80.

 

 

Con un amico si viaggia meglio…

 

Dopo avere passato l`inverno in America centrale il nostro amico Fabio ci ha raggiunto, in compagnia della sua inseparabile cagnetta Kaya, a pochi giorni dalla partenza nel bel mezzo di furiosi preparativi pre-viaggio che includono niente di meno che il trasloco da un appartamento a un furgone. Avete presenti quei giorni in cui dal mattino presto fino alla sera tardi siete pieni di cose noiosissime da fare? Tali sono state queste due folli settimane in cui il povero Fabio ha dovuto sopportare una Michelle e un Gianluca piuttosto stressati ed insoportabili.

A soli due giorni dalla tanta attesa partenza mi sono ricordato che la mia patente è scaduta e che non si può rinnovare, ne devo fare una nuova!

Per fortuna siamo in Messico! Mi sono rivolto prima allo stato di Jalisco ma a Puerto Vallarta bisogna fare un esame teorico ed uno pratico per poter ottenere una patente valida un anno e una volta presentatomi alla motorizzazione gli ufficiali si sono sorpresi di vedermi arrivare in autobus : `Ma perchè non sei venuto con la tua auto? Per l`esame pratico devi guidare il tuo propio automezzo!`. Inutile cercare di spiegare che se sono lì per fare la patente è perchè senza non posso guidare…

E così mi sono rivolto al vicino stato di Nayarit (quello che è indietro nel tempo di un`ora… ricordate?) dove mi hanno detto che l`unico problema è che non sono residente nello stato. Che fare? La soluzione mi è stata offerta da un simpatico ufficiale che mi ha suggerito di chiedere in prestito da chiunque incontrassi per strada (!) una bolletta della luce con un indirizzo di Nayarit e farla passare per mia, così da poter dimostrare (o dovrei dire ostentare…) la mia residenza. La mia nuova patente, valida per tre anni e per tutti i tipi di automezzi, presenta l`indirizzo del gommista che si trova giusto dall`altro lato della strada della motorizzazione della città di Mezcales, Nayarit. Il tutto si è svolto in una quarantina di minuti e nessuno mi ha mai nemmeno chiesto se sapevo guidare!

Immagino che ora tanta gente potrà capire perchè non ho mai fatto la patente in Italia. 

 

 

 

La Partenza : la costa e Marhuata

 

È il compleanno della persona che mi ha messo al mondo nonchè l`anniversario della morte di un grande generale che ispirò una bella poesia di Alessandro Manzoni.

A Puerto Vallarta è un bel pomeriggio di sole quello che ci accompagna mentre con Acquario percorriamo per l`ultima volta il lungomare durante un tenero addio.

La strada... corre diritta davanti a te e sembra non finire mai. Come mi mancavano queste emozioni, è da sei mesi che non esco dalla bahia de Banderas, ho voglia di recuperare il tempo perso.

Ci dirigiamo verso sud, attraverseremo lo stato di Colima ed entreremo in Michoacán, per un pò staremo lungo la costa, più tardi ci tufferemo nell`entroterra.

 

La prima notte decidiamo di dormire molto elegantemente nel parcheggio di un benzinaio, l`indomani arriviamo alla città di Colima.

Piccola ed antica, la città offre lo Zocalo forse più bello che ho mai visto in Messico; un rapido giretto per il centro e poi ci dirigiamo verso un piccolo sito archeologico che si trova appena fuori città. All`entrata ci dicono che dobbiamo pagare 40 Pesos a testa per entrare! Il sito sarà grande come un campo di calcio e vi sono solo pochi resti di quelle che forse una volta erano delle belle costruzioni, un pò delusi dcidiamo di restare nei dintorni per un piccolo picnic ed a questo punto i custodi del sito, forse inteneriti dai tre stranieri senza soldi, decidono di farci entrare gratuitamente ma `solo per mangiare!`.

Devo dire che un paio di panini sono ancora più buoni quando consumati su di un prato che alcuni secoli fà ospitava i banchetti di alcuni piccoli avamposti preispanici.

 

Continuamo a scendere sempre più a sud ed ecco Michoacán; la costa centrale del pacifico ci offre una collezione di piccole baie con una miriade di spiagge per lo più deserte, il mare è grosso, impossibile nuotarci dentro ma la belleza selvaggia di questi posti è comunque capace di tenermi incollato al finestrino per diverse ore.

Arriviamo in serata sulla spiaggia conosciuta come la Marhuata da dove mi sono giunte le ultime notizie di Jhonny, anche lui un amico conosciuto nella valle dell`Okenagaan in Canada. Secondo indiscrezioni Jhonny starebbe per diventare Papà insieme ad una ragazza olandese. Purtroppo non conoscete questo ragazzo quindi potete apprezzare la comicità della cosa... comunque del nostro amico nessuna traccia, sembra che sia partito mesi fà verso lo stato di Morelos in compagina della sua bella, magari un giorno lo incontreremo laggiù...

Marhuata è una piccola meraviglia formata da tre piccole spiagge divise da più o meno grandi pareti di rocce e scogli; alcuni piccoli corsi d`acqua formano una specie di piccola laguna abitata da miriadi di uccelli diversi tra i quali Aironi e Cormorani. Le poche costruzione sono Cabañas di palma che mantengono genuino il paesaggio.

 Passeggiarci è delizioso, in questo periodo dell`anno questo posto è quasi deserto, la gente è amichevole e ci sentiamo bene.

Quando al mattino cerchiamo di farci un bagno le onde gigantesche ci fanno ricordare quanto possente sia l`oceano e quanto rispetto dobbiamo portargli, siamo in un posto governato dalla forza di Poseidone e toccato dalla mano di Venere.

 

Il cuore messicano

 

A cavallo tra alcuni stati, secoli fà i fanfaroni della Nuova Spagna sfoggiavano le loro virtù fatte di fioretti e piume di struzzo ad un pubblico assolutamente diseneressato alle questioni mondane europee : gli indios messicani, eredi di millenni di storia, tradizioni e saggezza nonchè padroni legittimi di una terra che li vide schiavi ed umiliati.

Tra belle motagne circondate da boschi e laghi Los Conquistadores trovarono l`argento, metallo prezioso nonchè scusa sufficentemente valida per autorizzare massacri e schiavitù.

Ma in queste belle terre non vi è solamente triste ed amaro ricordo; quaggiù si scrissero alcune tra le più importanti pagine della storia di questo paese e vi si incontrano memorie di epoche splendenti così come di periodi bui. Fiumi e colline, vicoli e chiese… tutto è come un grande libro aperto in cui, se si osserva con attenzione e giudizio, è possibile riuscire a decifrare la calligrafia della storia che pur nella sua sbadataggine e confusionalità, mai tralascia di nascondere quà e là significativi dettagli destinati all`osservatore scrupoloso.

Per noi italiani potrebbe risultare addirittura difficile cogliere ed apprezzare tali finezze ma si sà, la nostra terra è il più grande museo dell`umanità; la più gloriosa delle basiliche coloniali messicane non potrà mai nemmeno competere con la chiesetta di un borgo medioevale mediamente importante ma… non sempre bisogna paragonare le cose, a volte bisogna riuscire a percepire l`intrascendibile.

 

Tra Michoacan e Guanajuato si respira aria coloniale, è facile trasformare mentalmente un ristorante in un saloon e grazie all`immaginazione in un parcheggio una decina di cavalli legati ad un palo sostituiscono le automobili. Si sente, si capisce; è l`architettura stessa a svelarcelo, è il disegno della città, sono le forme delle vie immaginate per il traffico equino anzichè per quello meccanico e si respira la storia.

A bordo dell`Acquario abbiamo salutato il Pacifico e le sue coste d`incanto per inoltrarci in scenari differenti ma non privi di fascino; guidando verso est i bordi della strada si sono rapidamente vestiti di un abito boschivo, sembra uno spiraglio di Mediterraneo e tra questi dolci profumi così familiari abbiamo raggiunto una città forse non bella, ma che offre un ambiente assolutamente piacevole e dove i sorrisi sui volti delle persone rendono accogliente la nostra breve visita. Siamo ad Uruapan nello stato di Michoacan dove nelle vicinanze si trova il Paricutin, che con i suoi 61 anni d`età è il più giovane vulcano messicano.

 

 

P`hurepecha

 

Non è difficile raggiungere le falde del vulcano ma bisogna prima arrivare ad un piccolo villaggio e da lì camminare una trentina di minuti. È tardo pomeriggio quando lasciamo la tangenziale per raggiungere il villaggio e subito dopo lo svincolo un signore ci fa segno di accostare, si presenta e ci offre di affittarci dei cavalli per potere guadagnare la cima del vulcano in una forma più comoda e pittoresca.

Ci piacerebbe ma le nostre scarse risorse economiche ce lo impediscono; non posso fare però a meno di notare che è un accento molto curioso quello che scandisce le parole di questo timido signore, un`accento che mi ricorda qualcosa… solamente entrando nel villaggio sarò in grado di ricostruire le mie sensazioni e vi è un motivo molto speciale : il villaggio di Anghauan è una comunità di indios P`hurepecha che, pur conoscendo lo spagnolo, parlano la loro lingua autoctona e le donne vestono abiti tradizionali. Siamo comunque qui per il vulcano, attreversiamo dunque Anghauan ed arriviamo al belvedere che è anche il campobase delle spedizioni. Purtroppo il giorno non è dei più belli e nemmeno il mio umore lo è… io me ne resto qui mentre Michelle va a fare la sua bella passeggiata, non è facile vivere come astronauti nello spazio di un furgone, Fabio e Kaya restano qui con me e in poco tempo un pò della bellezza del posto ci penetra nel sangue e lo addolcisce.  Dopo qualche ora ci ritroviamo, ci abbracciamo e decidiamo di passare la notte qui.

Eccoci nella piazzetta principale di Anghauan dove alcune donne stanno preparando delle composizioni floreali al di fuori della chiesetta mentre una voce amplificata da un altoparlante va dicendoci mille e mille cose tutte incomprensibili… i P`hurepecha vennero chiamati Taraschi dagli spagnoli e la loro lingua è assolutamente differente dallo spagnolo o da qualsiasi altra lingua che abbia mai sentito. Buongiorno si dice Nas Marangue, buonasera è Nas Cerasco mentre se vogliamo ringraziare qualcuno dobbiamo dire Ambudactù.

Ecco cosa mi ricorda l`accento del signore dei cavalli : mi ricorda l`accento di una lingua indigena come quello che ascoltai per sei mesi in Chiapas. La magia degli indigeni è qualcosa di unico, averlceli intorno è come fermare l`orologio del mondo, è come dimenticarsi da dove si viene. Tre ragazzi occidentali come noi in mezzo a gente così bella, sono riusciti a passare una serata immersi nella più sincera tranquillità, nessuno era curioso di sapere chi eravamo o da dove venivamo ma allo stesso tempo nessuno ci faceva sentire scomodi ed indesiderati, le poche parole tarasche che abbiamo imparato ci sono state insegnate con un sorriso sincero disegnato sul volto amico di un bambino in bicicletta, di due signori che chiaccherano su una panchina o nel negozietto di alimentari di una ragazza carinissima con le sue trecce nere, la sua gonna ricamata e il sua scialle (chiamato Reboso) tipico dei P`hurepecha.

Immersi in questa aria incantata parcheggiamo il furgone nella piazzetta principale e andiamo a dormire di buon ora con il cuore carico di magia…

…verso le 4.30 del mattino degli strani rumori ci svegliano, rumori un pò inquietanti a dire il vero. Una fitta nebbia ci impedisce di ossevare una buona metà della piazza ma riusciamo comunque a distinguere delle fioche luci in lontananza, come fiammelle sospese in un alito fantasmagorico e i rumori… delle tristi litanie che ci circondano e che creno un atmosfera indescrivibile. Non abbiamo paura ma ci sono tutti gli elementi necessari inquietare chiunque e l`impressione di essere dentro un film è fortissima, l`atmosfera è carica di mistero…

Vediamo delle ombre emergere dalla nebbia : sono famiglie p`hurepecha in processione, cantano in tarasco con le mani piene di fiori e candale. Una famiglia al completo si avvicina da nord ma alle nostre spalle possiamo percepire altre presenze. Rapidamente i canti si avvicinano da tutte le direzioni e la piazza è invasa da fiammelle e da una cinquantina di queste anime così sensibili ad una religione che fù loro imposta con il sangue… la processione non si ferma, continua per più di ora e decidiamo di seguire i P`hurepecha. Ne arrivano da tutte le parti, dirigendosi verso la chiesa che alle 6 del mattino è già piena e quando mezz`ora più tardi comincerà la prima messa domenicale saremo costretti, come tanti altri, ad assistervi dall`esterno della chiesa.

È incredibile la devozione di questa gente, posso sentire quell`incanto che solo da bambino riusciva a toccarmi il cuore : quell`incanto generato dal rispetto e dalla fede verso un`intuizione divina, un intuizione incanalata dalla maestuisità di una chiesa e da un canto in latino… la messa è in spagnolo ma ascolto le parole senza capirle, incantato e catturato, come rinchiuso in un lungo istante dove le mie emozioni mi sciolgono il cuore e i miei pensieri volano via; io resto lì, insieme a questa gente.

 

L`indomani, o meglio più tardi nel trascorso del mattino, torniamo al vulcano e questa volte tocca a me e a Fabio camminare. Non si può arrivare fino alla cima del monte ma alcune centinaia di metri prima vi sono i resti di una chiesa che è tutto ciò che rimane del villaggio di San Juan de Parangaricutiro, sepolto dalla lava durante la nascita del vulcano che iniziò nel 1943 e che durò un anno e mezzo. Sono innumerevoli le storie, alcune probabilmente vere altre con un forte odore di leggenda, che si possono ascoltare quaggiù ed è divertente cercare di ricostruire gli avvenimenti poco a poco chiaccherando con la gente, con chi ha vissuto in prima persona l`eruzione, con chi ne ha sentito parlare da genitori e nonni o ancora con chi non ne sa assolutamente niente ma riesce comunque ad essere simpatico e divertente.

Quando torniamo al nostro campo base siamo tutti di buon umore e insieme a Michelle che ci aspettava ci prepariamo un pranzetto all`aperto, nel bosco, e lo consumiamo in allegria ed armonia; le frustrazioni del giorno prima sono solo un ricordo lontano… mi chiedo se la magia tarasca in cui ci siamo lasciati sprofondare non abbia qualcosa a che vedere con tutto ciò. Magia o meno, lo spirito è risanato e il viaggio deve continuare, è con un sospiro malinconico, con un grazie ed un arrivederci che nel pomeriggio salutiamo Anghaun, il Paricutin e i P`huerepecha.

 

 

Il cuore coloniale

 

Vi sono tre città a nord-ovest della capitale famose per la loro bellezza e per la loro ricchezza, città in cui l`argento zampillava come sangue dalle miniere, città che sono l`esempio perfetto per comprendere le origini dei problemi di un America Latina che ancora non è riuscita a rialzarsi dalla geruflessione impostale dalla Nuova Spagna.

Queste tre città al giorno d`oggi non sono più ricche come un tempo o meglio la loro ricchezza non è più fatta di oro, argento e pietre preziose, al giorno d`oggi queste città sono considerate patrimonio culturale non solo messicano ma dell`intera umanità ed il titolo è ampliamente meritato. Gli innumerevoli monumenti le rendono affascinanti e la loro caratteristica di città culturali le assegnano un ruolo di primaria importanza nella preservazione delle memorie storiche e folkloristiche messicane.

  

Patzcuaro :  una cittá bianco rossa, tutte le sue case devono portare questi due colori, il bordo inferiore rosso e tutto il resto bianco, inoltre le insegne luminose sono vietate nel centro storico. Ma vi é molto di piú in questa che é probabilmente una tra le piú belle cittá messicane : a Patzcuaro batte un cuore indigeno (tarasco) molto forte cosí come l’amore per la storia, l’artigianato e le arti culinarie.

Abbiamo passato una giornata intera a passeggiare per le sue vie. Qui a Patzcuaro ho trovato la mia chiesa ideale : piccolissima e modesta, le assi fuori posto o addiruttura mancanti nel pavimento e le sue decorazioni semplici la privano forse di maestuositá ma la rendono sicuramente piú avvicinabile allo spirito gesuita piú umile. 

Le altre chiese e conventi di Paztcuaro sono decisamente piú imponenti e tutti sfoggiano un aria antica e ben conservata, edifici religiosi a parte sono anche i cortili e patii che rendono la cittá cosí deliziosa : vi é una famosa casa che ne ha undici differenti ed é come inoltrarsi in un labirinto coloniale, in ogni patio vi sono le botteghe di alcuni tra i migliori artigiani di Michoacan, lo stato messicano piú devoto alla creativitá. Chitarre, mobili, ceramiche semplici o con dettagliatissime ed impressionanti decorazioni in lacca ed ancora tele, gioielli e giocattoli. È davvero una cittá piacevole, riusciamo ad intavolare numerose conversazioni un pó con chiunque, la gente é davvero simpatica e ci piacerebbe rimanere piú tempo per conoscerla a fondo; conoscere Patzcuaro é un pó come conoscere tutto lo stato e le sue importanti tradizioni folkloriche. È qui che la Festa dei Morti é celebrata all’apice del suo splendore : nel lago di Paztcuaro (con le sue tipiche canoe dalle reti a farfalla dei pescatori michoacani) vi é lísola di Janitzio, che viene raggiunta la notte tra l’uno e il due di Novembe da decine e decine di imbarcazioni piene di candele che navigano tra le nebbiose acque del lago, in una magnifica processione fino al piccolo cimitero dell’isola.

Michelle si é completamente innamorata di questa bella cittá e se un giorno deciderá di smettere di viaggiare me la posso facilmente immaginare sistemata in una bella casetta bianca e rossa come lei. Un’altra gradevole caratteristica di Patzcuaro (anche questa apprezzatissima da Michelle) é che qui vi si possono trovare le piú squisite antichitá messicane provenienti da tutta la repubblica, chi ama l’antiquariato troverá qui pane per i suoi denti.

 

Guanajuato :  una città monumento, ogni suo mattone o tegola continene un sapore sofisticato di stile barocco e neoclassico; questa città fu tra quelle minerarie la che più riuscì ad arricchirsi e ad abbellirsi, sembrerebbe di stare in Europa se non fosse per gli sfolgoranti colori a cui i messicani non vogliono giustamente rinunciare. Immaginatevi un palazzo settecentesco con la sua bella facciata barocca completamnete blu cobalto e giusto a lato un altro palazzo rosso con bordature gialle! Queste bizzarre ma apprezzabilissime combinazioni riescono ad evitare che la città assuma un aspetto troppo ``tetrico`` a favore di un aria più gioiosa e quasi infantile. Altra caratteristica curiosa della città è che è piena di tunnel sotteranei ricavati da antichi condotti per l`acqua, al giorno d`oggi vi circolano le automobili ed è divertentissimo tuffarsi in un tunnel in periferia per uscirne in piena centro storico! È come la metropolitana ma per le automobili. Guanajuato viene definita la città presepe ed in effetti le sue costruzioni sembrano fatte di carta, maestuosa ma simpatica la città mi è da sempre piaciuto molto. Venni a Guanajuato durante il mio primo anno in Messico per un importante festival culturale internazionale che si chiama Cervantino, per l`occasione la città si riempe di gente (ai livelli di Venezia durante il Carnevale) ed è animata da una grande festa perpetua che non conosce una sola ora di riposo durante le due settimane di durata del festival. Guanajuato è una città culturale, le numerose università sono tra le più prestigiose del paese, le vie sono piene di studenti che continuamente ci invitano a concerti ed esposizioni. Piacevole, tutto è così piacevole ed interessante…  il Callejon del Beso (il vicolo del bacio) è largo appena 60 centimetri e la leggenda dice che da due balconi due giovani innamorati vennero sorpresi a baciarsi e quindi uccisi per lo scandalo che ne provocarono; al giorno d`oggi è d`obbligo il rituale di baciare la propia compagna o compagno quando lo si attraversa. Per me e Michelle nessun problema, Fabio si è dovuto accontentare di dare un bacetto alla sua Kaya.

Anche qui mi piacerebbe restare più tempo ma sembra che un paio di piacevoli appuntamenti si stiano organizzando per i prossimi giorni… 

 

S. Miguel de Allende : sapevo in anticipo che avremmo passato solamente una serata qui, in questa città così rinomata di cui così tante persone mi hanno parlato, ironicamente, delle tre città coloniali, la più reclamizzata è quella che mi è piaciuta di meno.

Il problema non è la bellezza che in S.Miguel de Allende è impregnata in ogni singola casa, ma l`aria un pò snob che si respira per le sue vie e l`atteggiamento fin troppo schivo dei suoi abitanti ci hanno fatto rapidamente prendere la decisione di passare la serata in un tranquillo e bellissimo parco appena fuori del centro storico che con la sua chiesa chiamata ``Parroquia`` resta comunque meraviglioso ed affascinante. Ho sicuramente passato qui troppo poco tempo e mi rendo conto che le mie valutazioni sono troppo affrettate, a S. Miguel de Allende abitano mille pittori, poeti, musicisti, attori e scultori… qualcosa di affascinante lo dovrà pur avere un simile posto.

 

In quella notte che passammo tra meravigliosi giardini l`armonia tra me e i due miei compagni era perfetta, dopo una buona cena e una buona tisana Michelle andò a dormire ed io restai con Fabio a chiaccherare di qualsiasi cosa. Le nostre voci tessevano parole destinate alle stelle, alla magia ed al luogo che ci stava aspettando.

 

 

Il deserto

 

Abbiamo una importante missione da compiere qui a San Luis Potosì : andare a trovare quel pazzo scatenato che risponde al nome di Josè Guadalupe Saucedo Garcia (detto Lupe) , un altro amico incontrato tra i cigliegi canadesi. Dopo averlo cercato inutilmente ad almeno tre numeri di telefono differenti lo troviamo nella torre della stazione ferroviaria(!) ormai in disuso (la torre, non lui…), intento a lavorare ad un progetto di grafica digitale in quello che ci viene presentato come una specie di centro culturale giovanile.

Quando lasciai il Canada Lupe mi accompagnò fino alla frontiera e il suo fu un saluto bello, malinconico ed emozionante che mi porto nel cuore; mi fa dunque molto piacere rivederlo ed ho tanta voglia di sapere come sta, che ha combinato in Canada dopo la mia partenza e che ha combinato qui in Messico.

Nei quattro giorni che passiamo a casa sua Lupe ci racconta tutto : in Canada ci restò fino a Natale che è il solo giorno dell`anno in cui i biglietti aerei costano effettivamente molto meno del solito (nessuno vuole viaggiare a Natale) e passò l`autunno e parte del`inverno in Vancouver lavorando come carpintiere. Lupe è simpaticissimo, riesce sempre a farti ridere e le avventure che ci racconta sono così strampalate che è un piacere ascoltarlo; al suo ritorno in Messico sembra che però le cose si complicarono un poco : il lavoro è davvero un problema da queste parti ed è incredibile che una persona come Lupe (fotografo, disegnatore grafico e con una cultura generale vastissima) faccia fatica ad incontrarne. Sembra che il mio amico non sia al massimo della forma ma si stà mettendo d`accordo con Fabio per passare un altra estate in Canada, sicuramente stare qualche giorno insieme a noi gli stà facendo bene ed è davvero contento di vederci, per l`occasione decide di stappare un vino italiano che aspettava il giorno della sua esecuzione dal 1997. Sono giorni tranquilli, passati guardando qualche film e chiaccherando con Lupe che ci ha dato una grande lezione sul messicanismo parlandoci di storia, politica, economia, cultura e tanti altri interessanti argomenti.

 

Qui a San Luis ecco un altro avvenimento davvero importante : dopo tanto tempo eccomi di nuovo a lavorare come giocoliere! Nessuno spettacolo in quest`occasione ma solo un pò di semaforo… non sapete cosa voglia dire far semaforo? Quando la luce è sul rosso e le automobili si fermano, il giocoliere scende in mezzo alla strada ed esegue una rapida sequenza di una trentina di secondi (dipendendo dalla durata del rosso del semaforo) e passa poi tra le vetture a raccogliere le monete che i conduttori decidono di regalargli. Fare semaforo è incredibile, ti può succedere qualsiasi cosa, incontri, regali, scontri, amicizie, minacce, interviste, proposte di lavoro e/o di matrimonio, senza contare che può essere molto redditizio : ci sono giornate in cui ti può andare malissimo ma se ti va bene… a San Luis Potosì in quattro ore mi sono guadagnato 800 Pesos (poco meno di 80 dollari)! Il giorno dopo ne guadagnai solo 200 nello stesso numero di ore, è un lavoro di strada… irregolare di conseguenza.

Riscendere in strada a lanciare oggetti per aria mi ha fatto sentire ancora di più in viaggio, ancora più vagabondo, la strada mi ha inebriato di nuovo con il suo ambiente folle, mi sono di nuovo lasciato andare a quella parte di me stesso che vede il mondo dal basso verso l`alto, regalando me stesso, regalando la mia abilità, la mia passione e le mie idee in cambio di qualunque cosa mi si voglia offrire sia essa una moneta, una banconota, una caramella o sia anche niente; generoso in tutto e desideroso solo di sorrisi.

 

Alla ricera della Melissa perduta

 

Non sò come stiano le cose in Italia ma qui in Messico l’ultilizzo di internet ha raggiunto una grandissima importanza specialmente per gente come me che se la passa viaggiando da un posto all`altro. Senza avere una casa e con i cellulari che in Messico sono quasi inservibili è l’e-mail il solo mezzo di comunicazione realmente pratico in un paese così grande. Quando stò per arrivare in una città dove ho amici pronti a ricevermi scrivo loro un e-mail per mettermi d`accordo,  è nettamente più economico di una telefonata ed é più semplice se teniamo conto che non tutti qui hanno il telefono in casa. Chissà come facevamo quando interent non esisteva ancora… qui in Messico vi sono Cyber Cafè ad ogni angolo della strada e generalmente il prezzo per l`utilizzo di un computer è di 10 Pesos all`ora (meno di un Euro); senza internet non avrei nessun contatto con amici e familiari né in Messico né oltreoceano. Ma nemmeno internet è perfetto e non sempre é facile mettersi d`accordo con qualcuno :

 

Con mia grande gioia anche Melissa sarà nel deserto, dopo tanti mesi senza vederla sarà meraviglioso incontrarci in un posto così speciale e significativo per entrambi; nonostante tutte le avventure che abbiamo compartito, io e la mia migliore amica non siamo mai riusciti a stare insieme nel deserto. Dopo due settimane di messaggi, conferme, cambi di piani e calcoli di tempo per riuscire a mettersi d`accordo, alla fine NON siamo riusciti ad incontrarci nel posto e nel giorno previsto ed abbiamo dovuto aspettare altri due giorni per riuscire finalmente ad incontrarci in un modo assolutamente imprevisto, casuale e nel bel mezzo del deserto! Sarà colpa di internet o di chi lo usa?

 

Comunque poco importa… nel deserto non ci sono computer e non ci sono nemmeno cammelli e dune di sabbia, ci sono tante spine ed alcuni animali piú o meno simpatici.

Sono giá passati dieci anni dalla prima volta che attreversai un deserto, quello dell´Arizona e del Nevada che altro non é se non la continuazione di quello che comincia alcune migliaia di kilometri piú a sud, nello stato di Queretaro (appena a nord di Cittá del Messico), questo deserto spingerá la sua solitudine fino in Canada e piú esattamente fino alla Okenagan Valley nella British Columbia, la valle dove ho passato le mie due ultime estati raccogliendo frutta. Ovviamente con la latitudine il deserto cambia anche fisionomia, le piante che troviamo in Oregorn non sono le stesse che ci sono a San Luis Potosi; la maggior parte di esse sono specie endemiche e putroppo anche in via di estinzione, ma questo argomento lo riprenderemo piú tardi. 

Negli ultimi dieci anni, dunque, di deserti ne ho visti parecchi, ho praticamente attraversato un continente guidando attraverso distese di terra e cactus ed é incredibile come scenari cosí scarni possano essere cosí attrattivi; il deserto ci cattura e ci fá smarrire, perdiamo il contatto con il mondo esterno cosí pieno di vita e nella secca solitudine della polvere che ci brucia la gola la nostra unica compagnia é quella di noi stessi, un viaggio nel deserto quasi sempre sfocia in introverse riflessioni che ci innondano il cuore con tale forza da riuscire a cambiarci un pó pur restando sempre uguali e a volte riescono a farci capire tante cose pur non scoprendo assolutamente nulla.     

La mia devozione o dovrei dire la mia alleanza con queste terre di tutti e di nessuno ha raggiunto il suo culmine con alcuni viaggi che intrapresi nel deserto messicano ad ovest della Sierra de Catorce, in San Luis Potosi. Non é facile spiegare cosa ci sia di cosí speciale quaggiú ma qualcosa di speciale c´é davvero e non sono l´unico a pensarla cosí : questa zona del deserto é considerata sacra da tutte le comunitá degli indios Huicholes che attraversano a piedi un’intera catena montuosa per potervi giungere. Negli anni passati mi recai ad un luogo che si chiama Loma Blanca, una piccola oasi che in Settembre é al culmine del suo splendore con le sue acque cristalline e l´abbondante vegetazione mentre in Marzo é ridotta ad un piccolo stagno di acqua fangosa circondato da terra secca bruciata dal sole; durante il mio primissimo viaggio laggiú senza saperlo mi accampai a poche centinaia di metri da dove degli sciamani Huicholes erano in cerimonia, tra gli ululati dei coyote cominciai a percepire i loro canti e sentii che accompagnarono, protessero e forse benedissero la mia prima notte trascorsa a dormire all´aperto sotto un cielo pieno di tutte le stelle che si possano desiderare. 

Nel deserto é piú facile mantenere un attitudine ricettiva, le stessa che dovrebbe caratterizzare ogni istante della nostra vita, e succedono sempre cose molto significative che rendono l´esperienza di viaggio un tesoro ancora piú prezioso, farebbe davvero bene a chiunque passare qualche giorno in mezzo alla polvere e alle spine.

 

Le ruote dell´Acquario toccano la polvere del deserto trasportando il sottoscritto, Michelle, Fabio e Kaya fino ad un minuscolo paesino chiamato Estacion Wadley che io conosco abbastanza bene, questa zona é piena di piccoli villaggi nati lungo la ferrovia e che di certo vissero anni miglori nei tempi, non troppi lontani, in cui i treni erano ancora mezzi di trasporto importanti. Al giorno d´oggi Wadley é un villaggio fantasma, vi vivono un centinaio di persone che in strada non si vedono quasi mai ed é schiacciato tra la morsa del caldo e della siccitá; la maggior parte degli uomini sono negli Stati Uniti a lavorare piú o meno legalmente. Il posto é comunque carino e la gente é accogliente quando la si riesce ad incontrare, passeremo qui la notte e in mattinata ci muoveremo in direzione de Las Margaritas dove finalmente potró riabbracciare Melissa.

L´indomani arriviamo finalmente al villaggio che é ancora piú piccolo di Wadley, lo si puó raggiungere tramite una mulattiera nel mezzo del deserto, le case sono di terra e non si vede un anima… dobbiamo trovare un posto chiamato Coplamar dove ci aspetta Melissa, finalmente incontriamo qualcuno che ce lo indica e una volta raggiuntolo NON troviamo Melissa! Sembra che la mia amica sia stata qui alcuni giorni fá e che dovrebbe tornare piú tardi (in messicano al rato) che da queste parti puó voler dire tra un ora cosí come tra una settimana!

Molto delusi ci dirigiamo verso la casa di una signora che forse ne sa qualcosa in piú, ma purtroppo nemmeno lei ci puó dare altre informazioni; comunque giá che ci siamo tanto vale restarci… la signora ci consiglia di accampare al tanque (stagno) che si trova appena fuori paese.

Il posto é incantevole, lo stagno é secco ma é pieno di piccole pianticelle e su una delle sue rive vi sono dei bellissimi Mezquites, grossi alberi frondosi che regalano ombra in quantitá e che ci proteggono dal vento; stabiliamo qui il nostro accampamento ed esploriamo la zona.

Per Fabio (e Kaya) sono gli ultimi momenti in Messico : tra qualche giorno si incontrerá con un ragazzo che gli dará un pasaggio fino alla valle fruttifera canadese (all´altro estremo del deserto…) dove passerá l’estate. Il mio amico é molto emozionato ed é felicissimo di salutare il Messico in questo luogo cosí carico di magnetismo.

Adoro camminare nel deserto, con il sole che acompagna ogni mio passo che é scandito da una goccia di sudore e dal mio affanoso respirare quest’aria calda che secca la gola; bisogna stare attenti alle spine che si attaccano alle scarpe e ai pantaloni, bisogna stare attenti a non perdersi… non é affatto una passeggiata facile e confortevole ma ne vale la pena.

Il deserto é pieno di vita : la pianta dominante é un arbusto chiamato Gobernadora ma in quanto a bellezza le piante grasse la fanno da padrone, decine e decine di cactus differenti, alcuni sono piccoli come tuberi, non hanno spine ma presentano curvature deliziose, altri sono delle grosse sfere di piú di metro di diametro con enormi spine lunghe un quindicina di centimetri, nella parte superiore sfoggiano meravigliose fioriture gialle e rosa… sembrano degli alieni atterati da chissá dove.

Altri alberi assai belli sono chiamati Yuka e vi sono anche alcuni cactus che crescendo diventano veri e propi alberi dalla caratteristica corteccia che, una volta morto l’albero, rimane perforata da piccoloe fessure ed é un bellissimo oggetto ornamentale.

Nel deserto vi sono tantissime lepri dalle grosse orecchie, enormi corvi neri, lucertole di tutti i tipi (addirittura camaleonti) e i road-runner come nel famoso cartone animato… non é poi cosí deserto!

Ma c’é qualcosa di ancora di piú speciale… camminare qui non é soltanto osservare ma é sopratutto sentire, vi é una magia speciale nell’aria carica di drammaticitá, non a caso questo é un Luogo di Potere per gli sciamani di innumerovoli etnie indiane; quando ci cammini dentro il deserto ti gira intorno e tu sei spettatore di qualcosa che stá succedendo senza che nulla o nessuno, apparentemente, se ne renda conto.

Continuo a camminare ed ogni passo mi trascina sempre di piú in quell’energetico incanto che mi avvolge ogni volta che arrivo qui e che dimentico ogni volta che me ne vado, gli sciamani sono considerati tali anche perché (tra le altre cose) riescono a mantenere costanti questi particolari stati d’animo così ricettivi, il deserto ci fá vivere tutto ció e ci sorprende con la sua bellezza… cammino e cammino fino a che incontro delle offerte lasciate dai Huicholes per il Peyote, una pianta medicinale che considerano sacra; cammino e cammino fino ad incontrarmi, adagiato su una Gobernadora, con un giovane serpente a sonagli, é il primo che vedo in vita mia e probabilmente sono il primo essere umano che lui vede in vita sua, restiamo ad osservarci per alcuni minuti, entrambi immobili a poco piú di un metro di distanza, lui creatura cosí potente e mortale ed io, appartenente ad una specie altrettanto pericolosa.

 

Arriva la sera e la passiamo all’accampamento chiaccherando o meglio  filosofando, andiamo a letto presto abbandonandoci ad una notte piena di stelle e sogni.

 

‘‘Gianlu… Gianluuu…!’’ 

Con il sole del mattino arriva anche una voce amica che mi chiama da dietro gli alberi, vi corro incontro felice di poter finalmente salutare la mia amica Melissa.

Ma cosa ci fá lei nel deserto? Melissa studió una facoltá mirata alla preservazione ambientale e la compagnia dove stá attualmente lavorando l’ha spedita qui per aiutare la gente del villaggio de Las Margaritas a costruire il loro propio orto nel bel mezzo del deserto. La compagnia ha fornito gratuitamente il materiale necessario a far si che le famiglie interessate possano avere la possibilitá di coltivare in modo completamente organico le loro verdure ed offrir loro il conoscimento necessario a far si che questa terra possa ritornare coltivabile, regalando loro qualcosa di cosí importante come la è la speranza.

È un riincontro gioioso, mi sembra di non essere mai stato lontano dalla mia amica e sono cosí fiero di lei, Melissa stá combattendo da anni per proteggere l’ambiente guidata e sostenuta dal suo smisurato amore per la Terra, i suoi sforzi sono stati finalmente ripagati : é un piacere vederla dirigire un gruppo di ingenieri durante l’installazione di alcune cisterne per la raccolta dell’acqua piovana.

Restiamo a Las Margaritas durante tutta la mattinata, nel pomeriggio decidiamo di dirigerci a Real de Catorce dove abita Lalo, un altro vecchio amico. Un villaggio minerario, Real de Catorce, dalla storia simile a quella delle altre cittá coloniali, solo che Real non fú mai realmente ricca e sempre restó un piccolo paese. Raggiungibile solamente attraverso un tunnel che attraversa una montagna, il villaggio é un saliscendi di vicoli malridotti e il gran numero di asini e cavalli ci fa capire quanto le automobili siano di scarsa utilitá; l’atmosfera é di abbondono, forse anche un pó di desolazione ma si rimane comunque affiscinati dalle costruzioni in pietra e dall’aria antica che esse traspirano. Numerosi colli circondano Real de Catorce e tra di essi vi sono numerose rovine di ex villaggi di minatori, fa piuttosto freddo ma lo si puó ben capire : siamo a 3500 metri d`altitudine.

Durante il tragitto di un’ora io e Melissa ci sistemiamo nel retro del furgone parlando di nulla, delle prime cose che ci passano per la testa, come amici abituati a vedersi tutti i giorni. La mia relazione con questa ragazza é davvero speciale, insieme riusciamo a sentirci piú completi ma anche quando siamo lontani il solo pensare a lei, il solo sapere che lei esiste mi fa sentire bene; Melissa ascolta sempre tutto quello che dico, dalle piú profonde riflessioni alle piú basse stupidaggini, mi dice sempre tutto quello che pensa e lo fá con sinceritá; entrambi sappiamo bene di essere fortunati ad avere un’amicizia cosí speciale, riusciamo sempre a stare bene insieme, abbiamo ritmi ed abitudini molto simili e tutto ció é forse dovuto al fatto che entrambi siamo nati in estate, durante il periodo delle vacanze, e a solo 15 giorni di differenza.

 

A casa di Lalo passammo quattro giorni durante i quali dovemmo salutare Fabio che finalmente riuscí ad incontrarsi con il tizio del passaggio in Canada (anche per loro gli accordi via internet furono un problema) nonché Melissa che insieme al padrone di casa partí alla volta di Cittá del Messico. Restammo io e Michelle, soli nella casa di Lalo che ci diede la possibilitá di lavorare ai nostri testi in tutta tranquillitá per un paio di giorni, tutto ció in cambio soltanto di curare la piccola Frijola, la sua gattina nera.

Durante il nostro soggiorno a Real de Catorce camminammo, un giorno, fino al Cerro del Quemado, la collina consacrata per i Huicholes sulla cui cima vi sono degli altari pieni di offerte lasciate non solamente dagli indios ma anche da gente proveniente dai quattro angoli del pianeta. Da quassù la vista è fenomenale : il deserto si estende in tutta la sua maestosa desolazione migliaia di metri più in basso.

Ma che cos’é tutta questa sacralitá e chi sono questi Huicholes? Perché soltanto questo angolo del deserto é cosí speciale? Durante questo viaggio sono riuscito a raccimolare parecchie informazioni, da Real de Catorce io e Michelle tornammo per alcuni giorni al tanque de Las Margaritas dove incontrammo della gente che, un pó come Melissa, da anni lotta per difendere una causa difficile e che é considerata da molti una partita persa in partenza.

 

 

Wirikuta

 

Le comunitá degli indios Huicholes (o Wixariccas) si trovano sulle montagne della Sierra Madre occidentale dello stato di Nayarit e (in parte) di Jalisco, esattamente dove ho passato lo scorso inverno. Vi sono alcune interessanti peculiaritá che contraddistinguono questi indios, una tra le piú importanti é il fatto che i Huicholes riuscirono a sottrarsi alla conquista e quindi all`influenza spagnola anche successivamente all’invasione e continuarono a vivere in un isolamento quasi totale fino a meno di cent`anni fa. Tutto ció ha favorito la conservazione delle loro tradizioni originali, della loro lingua e della loro religione, quindi tra i Huicholes é quasi assente quel sincretismo che tra le etnie indigene messicane é cosí forte e radicato. Non sono messicani, sono Huicholes. Ci sorprende sopratutto a livello religioso : gli sciamani Huicholes non rendono mai grazie alla Vergine o a Gesú, come succede in alcune altre etnie, ma sugli altari delle loro comunitá si possono comunque trovare due croci, una rossa ed una blu, che rappresentano Cristo e Crista, la parte femminile del redentore. Non vi é traccia di devozione al cattolicismo ma solo una interessante reinterpretazione di alcuni simboli della religione ufficiale messicana, simboli che vengono tenuti certamente in considerazione ma in scala nettamente minore alle divinitá primordiali di questi indios custodi di magie antiche come il deserto stesso. 

Ma qual’é, appunto, il legame tra il deserto e gli indios che abitano la Sierra?

La leggenda huichola, interpretata dai sogni dei Maracame (sciamani), ci dice che in tempi antichi el Venado Azul (il cervo azzurro) mosse i suoi sacri passi sul deserto e vi lasció delle impronte che si trasformarono nel Hikuri, una pianta (cactacea Lophopora Williamsii) che noi conosciamo con il nome di Peyote, dagli effetti psicoattivi e considerata come la Carne degli Dei per questi indios i cui sciamani la usano come medicina e come mezzo per mettersi in contatto con gli dei e con i propi ancestri.

Ogni anno intere comunitá huichole compiono un pelligrinaggio dalla Sierra Madre fino a questa parte del deserto chiamata Wirikuta, percorrendo a piedi piú di 500 kilometri per raccogliere il peyote, il Cervo Azzurro, nel quale risiede lo spirito di Mezcalito.

Sono solamente tre le etnie indigene che consumano il peyote : i Huicholes, i Cora (anche loro di Nayarit) e i Taraumara (di Chihuahua). Era dal 1930 che i Huicholes non compivano interamente a piedi la loro pellegrinazione a causa della privatizazzione delle terre e della forte urbanizazzione post-rivoluzione, ma quest’anno la tradizione e i diritti indigeni sono stati rispettati, i Huicholes hanno di nuovo raggiunto Wirikuta nell’esatta maniera dettata loro dagli dei. Un mio caro amico (Fernando, cugino di Melissa) ha seguito gli indios durante tutto il loro tragitto ed ha filmato l’intera pellegrinazione, non vedo l’ora di vedere il documentario che ne nascerá.

 

Il territorio chiamato Wirikuta é ina attesa di essere riconosciuto dalla UNESCO quale tempio naturale (come, ad esempio, Ayers Rock in Australia). Si tratta di una riserva ecologico-culturale, riserva che purtroppo é fortemente minacciata da una distruzione causata da una serie di fattori quali inquinamento, interessi politici ed abuso del medioambiente da parte del turismo illegale.

Poco piú di mezzo secolo fa in Wirikuta vivevano cervi e giaguari, da uno stagno si potevano dissetare piú di cinquemila capi di bestiame mentre al giorno d’oggi le bestie sono a volte sacrificate a causa della mancanza d’acqua. La causa di questo disastro fu la deforestazione massiccia che impossibilitó l’immaganizazzione dell’acqua nel subsuolo causando l’inevitabile morte ed estinzione di numerose specie endemiche sia animali che vegetali.

Altro grosso problema sono i consumatori illegali di peyote. Io trovo assurdo ed inaccettabile che nei piccoli villaggi come Wadley che si trovano intorno alla riserva, una buona parte delle scarse persone che si incontrano cercano di venderci il peyote (o alcuni suoi derivati come la mescalina) e ci si offrono come guida per andare alla ricerca del cactus allucinogeno, vado addirittura su tutte le furie quando ad offrirci tutto ció sono bambini di dieci anni! Naturalmente la gente del posto non é la diretta colpevole di tutto ció, bisogna prendersela con quella gente, messicani e stranieri, che fomentano queste attivitá che oltre ad essere illecite minacciano anche una pianta giá di per sé a rischio di estinzione, una pianta che é alla base delle credenze di persone disposte a compiere immani sacrifici per poterla raggiungere. Il problema é assai complesso : é impossibile controllare il flusso delle persone all’interno di una riserva cosí grande che é impossibile da recintare, il budget necessario a realizzare e a mantenere una tale infrastuttura é assolutamente inarrivabile e se anche cominciasse a piovere denaro dal cielo, non credo che sarebbe possibile mantenere sotto costante controllo una rete metallica che circonda un pezzo di deserto.

Ma tra le persone che si recano nel deserto non vi sono solamente consumatori o trafficanti di peyote, molta gente si reca a Wirikuta per ammirare le sue bellezze e per poter respirare la magia di un templo sacro. Parecchia gente si reca alle cerimonie huichol accompagnate da Maracames, altri si recano nel deserto a scopo spirituale, meditativo ed assolutamente innocuo per il medio ambiente. È difficile leggere le intenzioni di una persona, perció chiunque si rechi in questo deserto verrá purtroppo considerato un consumatore dalla gente del posto, qualcuno a cui spillare soldi e catalogato come drogato.

 

La riserva ecologico culturale chiamata Wirikuta é purtroppo sconosciuta ai piú, ve ne fanno parte solamente tre villaggi o ejidos : Las Margaritas, San Antonio de Coronados e Tanque de Dolores. Un ejido é una comunitá le cui terre appertengono alla gente stessa e dove la gente stessa puó decidere a chi assegnarle con diritto di ereditarietá, naccquero subito dopo la rivoluzione di inizio secolo, quando le leggi zapatiste organizzavano il paese. La riserva Wirikuta venne riconosciuta dal WWF alcuni anni or sono, ma a causa di interessi politici e diplomatici assolutamente idioti la World Wide Fundation venne obbligata a ritirarsi; purtroppo il Messico é pieno di simili tristezze.

Quasi nessuno conosce dunque questo importante progetto e nessuno lo finanzia o lo tutela, a Las Margaritas ho conosciuto due ragazzi profondamente compromessi per la causa e che vi lavorano duro e senza remurenazione alcuna, ho chiesto loro in che modo si possa aiutare Wirikuta e loro mi hanno detto che qualsiasi tipo di aiuto é benvenuto… occorrono soldi, naturalmente, perché fino ad ora a metterceli sono soltanto le persone direttamente involucrate e, ripeto, non remunerate; non si guadagna niente a battersi in questa lotta. Altri aiuti importanti sono quelli piú diretti sia stando sul posto che non, a me é stato chiesto di scrivere ampliamente di Wirikuta per far si che sempre piú persone sappiano che esista e che é dovere di tutti impegnarsi per proteggerlo.

Durante l’ultimo giorno della mia permanenza nella riserva ho conosciuto la persona che ha iniziato e che stá portando avanti il progetto, un uomo che stá combattendo quasi da solo contro l’ignoranza e la stupiditá per difendere degli interessi che nella societá moderna non interessano a nessuno : gli indios (da sempre spina nel fianco per il governo messicano) e un deserto che mai produrrá ricchezze.

Questa persona mi ha parlato del suo sogno : restituire Wirikuta ai Huicholes e a coloro che ne hanno bisogno, mi ha parlato di persone dipendenti all’eroina che insieme ad uno sciamano sono riuscite a riabilitarsi in tre giorni, il tutto grazie alle arti curative inidigene; mi ha narrato con le lacrime agli occhi di quanto sarebbe bello se un giorno, riforestando la zona, il cervo dalla coda bianca possa tornare a correre in queste distese, il sogno di riavere giaguari, di sapere che in questa terra non vi sono pericoli, di sapere che i narcotrafficanti non possono entrare, di sapere che le persone che vengono a conoscere Wirikuta sono coscenti della sacralitá di questo luogo, tempio naturale appartenente a tutti noi.

Questa persona ha una luce speciale negli occhi, una luce dolce che lo fá sembrare quasi timido eppure una luce cosí determinata come forse mai ne ho viste in vita mia, quest’uomo é un guerriero che stá dando la sua vita per proteggere qualcosa di bello e buono.

 

Una delle iniziative che giá sono in atto per proteggere Wirikuta é che nei tre villaggi che fanno parte della riserva la gente vende dei biglietti d’ingresso a chiunque voglia entrare ad accampare nel deserto. Questi biglietti costano 50 Pesos (3,85 Euro) ed hanno una validitá di due giorni e due notti, ci garantiscono sicuritá e tranquillitá durante il nostro soggiorno : se nessuno ci vedrá tornare entro i due giorni presvisti una ‘’squadra di soccorso’’ verrá a cercarci ed inoltre il biglietto serve da garanzia contro eventuali incursioni di poliziotti corrotti che a volte entrano nel deserto con l`unico intento di spillare soldi, tramite minacce e spaventi, ad innocenti ed ingenui visitatori. Il 20% del prezzo del biglietto é destinato alla persona che ce lo ha venduto mentre il rimanente é destinato alla cassa comune della comunitá, con il ricavato dei biglietti venduti l’anno scorso il villaggio de Las Margaritas ha potuto comprarsi una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.

Purtroppo non tutti vogliono pagare per entrare in un deserto che, secondo un giudizio affrettato ma pur sempre veritiero, appartiene a tutti. 

 

 

I miei giorni a Las Margaritas

 

Abbiamo deciso, io e Michelle, di passare qualche altro giorno a Las Margaritas, salutiamo Real de Catorce e riscendiamo nel deserto.

Questa volta al tanque non siamo da soli : a farci compagnia vi incontriamo Ariel dall’Uruguay, Stefan dalla Germania, Allieta dall’Italia e un altro Ariel ma questa volta messicano. Quest’ultimo é uno di quelle persone che stanno lavorando alla salvaguardia di Wirikuta ed insieme a lui e a Javier, che conosceremo il giorno successivo, abbiamo discusso parecchio sul problema e sulle possibili soluzioni.

Sono giorni armoniosi in cui varie persone che non si conoscono e che provengono da differenti parti del mondo compartono un luogo bello; al gruppetto si uniranno tre ragazze spagnole ed una coppia messicana. Una sera, intorno al fuoco ed immersi in una atmosfera magica, Allieta ci canta una dolcissima ‘’pizzica’’accompagnandosi con la sua tammorra. Mai mi sarei potuto immaginare di ascoltare tale splendida musica nel deserto huichol.

Potete ben capire quanto questo sia un luogo visitato da migliaia di persone ogni anno, un luogo dall’equilibrio ecologico talmente delicato ha bisogno di protezione, ha bisogno che le persone che lo visitino prendano coscenza di dove sono e che possano venire raggiunte ed abbracciate dal cervo azzurro.      

 

 

La Huasteca

 

È tempo di salutare Wirikuta e di augurare buona fortuna a tutti coloro che stanno lavorando per proteggerla, mi piacerebbe rivederla ancora più bella la prossima volta che tornerò qui.

Dobbiamo spostarci verso sud e tornare a San Luis Potosì , decidiamo di evitare l`autostrada a favore di una via che mentre scende taglia di traverso il deserto fino a raggiungere la città da nord-ovest. Il cammino è piuttosto buono, attraversando spianate di polvere e cactus oltrepassiamo numerosi villaggi che si fanno via via più grandi man mano che ci avviciniamo alla città. Ed eccoci qui, troppo rapidamente ricatapultati in mezzo all`asfalto, alle automobili e al cemento. Il cambiamento è notevole ed è stato un pò troppo rapido, non è facile passare dal deserto ad un affollatissimo supermercato.

Dopo aver sbrigato qualche faccenda ci regaliamo una bella serata al cinema e decidiamo di fermarci qui un paio di giorni per fare un pò di soldi lavorando al semaforo, stiamo riuscendo a non spendere tanto ma dobbiamo comunque stare attenti a non fare finire troppo in fretta i risparmi di Puerto Vallarta.

L`indomani eccomi di nuovo in strada a guardare negli occhi tutte le persone che mi si fermano di fronte, quanti sguardi vuoti e tristi… mi piacerebbe essere capece di passar loro un pò dell`energia che mi ha regalato Wirikuta ma mi rendo anche conto che non per tutti sarebbe di facile ricezione… è difficile andare a parlare della magia del deserto a qualcuno che ha la testa occupata nell`inventario primaverile del suo negozio; per fortuna ci sono anche tanti sorrisi a ricambiare i miei, la gente di questo posto è davvero simpatica e molto generosa, San Luis non è certamente una bella città ma io ci stò bene lo stesso propio grazie ai suoi abitanti che la rendono così accogliente. In serata una nuova amicizia non fa che confermare le mie sensazioni; Ricardo vende hamburgers, tacos, burritos ed hot dogs nel suo negozietto che sfama tutti i nottambuli del quartiere, lo chiamano el Guero per la sua pelle ed i capelli chiari (ormai bianchi) ed il suo sorriso è timido e cordiale, lavora con tranquillità ed è uno di quei tipi a cui ti viene voglia di raccontare tutto. In effetti siamo rimasti almeno due ore a chiaccherare insieme a lui mentre serviva i suoi numerosi clienti, i suoi spuntini sono ottimi e a poco prezzo e la simpatia è gratuita. Ricardo ci prende in simpatia, fino ad alcuni anni fa anche lui viaggiava per tutto il Messico vandendo i suoi hamburgers nelle sagre dei paesi e ci dice di conoscere bene le difficoltà a cui uno deve far capo stando in giro, ci suggerisce di parcheggiare il furgone affianco al negozio e di passare la notte lì, l`indomani potremo così andare a cercarlo alle 10 per prenderci una doccia nel bagno del ristorante.

Il giorno dopo a parte la doccia è arrivato anche una piacevole mattinata, un bel caffè fumante e mentre una ragazza si occupa delle faccende e di preparare il cibo che verrà cucinato in nottata, Ricardo ci parla dei suoi figli, dei suoi fratelli, della sua squadra di calcio che è già in semifinale… io gli parlo dell`Italia e Michelle del Canada… al momento di salutarci gli abbracci che ci scambiamo insieme agli auguri e alle benedizioni sono sinceri, forse non lo rivedrò mai più ma sono davvero felice di aver conosciuto questo amico.

 

Dopo il deserto abbiamo tanta voglia di tuffarci in acqua e così ci dirigiamo verso la Huasteca Potosina che è conosciuta come un paradiso tropicale fatto di cascate e fiumi prediletti da coloro che praticano Rafting, kayak, ciclismo di altura, escursionismo e tante altre attività sportive e ricrerative.

È incredibile come in poche centinaia di kilometri il paesaggio cambia così drasticamente, dal deserto ai boschi per poi arrivare in una vera e propia giungla! Se si guida veloce si passa dai cactus alle banane in due ore e mezza!

Se invece si va lenti come noi il tragitto può prendere anche 3 giorni : ad un certo punto mentre guidavamo, abbiamo notato un cartello sul bordo della strada che indicava una deviazione per raggiungere delle grotte solamente una ventina di kilometri più a monte. Perchè no?

La Catedral y el Angel

 

Perchè no? Già a metà del cammino abbiamo una motivazione abbastanza buona per cambiare idea, ma ormai il gioco è fatto: la strada che ci tocca percorrere per raggiungere le grotte è la peggiore che abbia mai fatto in vita mia.

Credo che anche un cavallo si lamenterebbe! Abbiamo impiegato 2 ore per coprire venti kilometri e quando sono arrivato avevo il mal di mare.

Ne è valsa la pena? Chi lo sà, comunque il posto è bello ed assolutamente isolato; lo raggiungiamo solo al crepuscolo e quindi non lo possimao esplorare subito, durante la notte veniamo invasi dagli stravaganti suoni della natura e in particolare da un sinistro e possente `miagolio`che arriva da lontano… l`indomani un signore che raccoglieva legna ci disse che da queste parti abitano numerosi leoni di montagna…

Nome migliore questa grotta non lo poteva avere: la cattedrale. È grande come cinque cattedrali messe insieme! Il soffitto sarà alto una trentina di metri ed il fondo… chi lo sà. Vi sono numerose fenditure lungo le pareti che filtrano la luce solare creando un gioco di raggi proiettati da tutte le parti che rendano la cattedrale ancora più bella. Sembra che non sia ancora completamente esplorata e probabilmente mai lo sarà… la grotta dell`angelo è invece molto più piccola e meno affascinante, è però divertente percorrerla perchè tramite un breve tunnel molto stretto si può arrivare ad un`altra piccola grotta con un altra uscita dove vi è una grossa pietra incastrata tra due pareti di roccia parallele a una decina di metri d`altezza.

I giorni scorrono pigri e le notti sono così affascinanti, è così bello fare un focherello la sera anzichè guardare la televisione… ma con la febbre del deserto che ancora ci scorre nelle vene dobbiamo deciderci a raggiungere la Huasteca per poterci finalmente fare quel bagno così a lungo sognato.

 

Nella tranquilla (a scanso di imprevisti) città di Rio Verde in più ci consigliano di recarci a la Media Luna che sembra sia un centro molto apprezzato da sub e famiglie per i fine settimana.

 

 

La media Luna

 

All`entrata ci chiedono 15 Pesos per il diritto di restarci tutti i giorni che vogliamo. Le strutture sono scarse ma essenziali, non si può definire turistico ed il termine famigliare gli va a penello. Di cosa si tratta? Un boschetto con alcune pozze di un acqua color turchese intensissimo, davvero molto bello e cosa molto apprezzata : l`acqua è calda, siamo nel mese di Giugno ma stà piovicchiando quasi tutti i giorni e fa freschino, ma grazie a questa bella sorpresa possiamo comunque nuotare e toglierci tutta la voglia d`acqua accumulata nel deserto. Sembra che le pioggie vengano assorbite dalle alte cime che si trovano giusto sopra la valle e che dopo un tragitto di centinaia di kilometri di fiumi sotteranei e grotte (forse quelle da me visitate?) arrivano a la Media Luna dove raggiungono la superficie purificate e scaldate, che bel regalo da parte della Sierra!

Per fortuna non vi è molta gente ma quella che c`è si fa sentire :  un pomeriggio ci imbattiamo in una comitiva che ci si presenta come ``giocatori ufficiali della squadra di cricket di Rio Verde``, venuti alla Media Luna a festeggiare non ho capito bene cosa con tutte le rispettive famiglie ed in più insieme a famiglie e giocatori di un`altra  squadra, amica, proveniente da un`altro stato. Ci offrono da mangiare e da bere e cercano, specialmente quelli un pò più ubriachi, di trattenerci all`infinito contentissimi di avere una coppia di biondi al loro tavolo.

Dopo un paio di giorni un` altra invasione e questa volta non esagero : si presenta alla Media Luna il terzo plotone sommozzatori dell`esercito messicano per dare un corso di iniziazione ad una cinquantina di nuove reclute!

Mi chiedo perchè con tutto lo spazio disponibile nel parco siamo propio finiti, io ed i militari, ad una decina di metri di distanza, io con la mia stufetta ed il mio furgone, loro con tre camion più un`autoambulanza (militare) ed una cucina da campo che è più grande di quanto lo era la mia casa a Puerto Vallarta.

I militari sono tutti ragazzi e sono anche loro simpatici come la gente del posto, ma purtroppo non è piacevole vedere qualcuno sempre a fare la guardia armato di mitragliatore giusto affianco al tuo accampamento; i militari ci raccontano che ogni notte vi sono 30(!) soldati a sorvegliare il campo, gli chiedo cosa ci sia da sorvegliare nel parco dei fine settimana delle famiglie messicane e mi risposero che era  molto pericoloso  Per quanto divertente (o pericoloso) sia vedere le reclute sgobbare da mattina a sera in un centinaio di noiosi esercizi decidiamo che il nostro tempo a la Media Luna è finito. Per loro credo fosse una tortura vedermi fare colazione pigramente insieme a Michelle in bikini. La notte prima dell`addio riusciamo, militari o no, a fare un casino terribile insieme ad un paio di coppie di ragazzi di San Luis Potosì che erano ubriachi fino ai calzini.

 
 
Tamasopo
 
La Hustaeca è un area che comprende la parte sud-est di San Luis Potosì, la parte più meridionale dello stato di Tamaulipas e quella settentrionale di Veracruz ma è in gran parte, come lo dice il nome, potosina. Siamo sulla Sierra Madre orientale che da qui scenderà fino in Yucatan dove sembra quasi fondersi con l`altra Sierra, quella della costa del Pacifico. L`aria si riempe di umidità e tutto è verde e rigoglioso, tutto è pieno di alberi di mango, lime, arance, banane, papaya, avocado e tantissimi altri frutti e piante di tutti i tipi. Quando si lascia la carretera principale per entrare nella piccola valle dove vi è la famosa cascata di tamasopo, la vegetazione sembra diventare ancora più rigogliosa.

Intorna al piccolo paesotto vi sono innumerevoli fiumi, torrenti e corsi d`acqua pieni di cascate di tutti i tipi e di tutte le dimensioni.

Cosa strana : in tutta la repubblica è già iniziata la stagione delle pioggie. Decisamente in anticipo quest`anno ed è propio sotto una pioggia torrenziale che arriviamo ad una serie di piccole cascatelle chiamate el Trampolin dove il crepuscolo imminente ci obbliga a parcheggiare nel giardino di una casetta che ha tutt`altro l`aria di essere disabitata anche se al momento non vi è anima viva. L`indomani ci rechiamo ad ammirare le cascate che sono effetivamente molto belle, si tratta di cinque o sei piccoli torrenti che si congiungono in un area grande un centinaio di metri quadri, arrivando tutti da livelli differenti i torrenti creano piccoli salti d`acqua e numerose pozze che ricadono poi un`altra volta o che oppure si snodano in brevi e piccole rapide. L`unica nota dolente è che a causa delle massicce piogge stagionali l`acqua è assolutamente torbida e non possiamo quindi ammirarne la cristallinità e la purezza.

Ma da queste parti la cascata più grande e la più famosa è quella che da il nome al posto : Tamasopo. Non è poi così grande a dire il vero, sranno al massimo 15 metri ma in quanto a bellezza… Michelle mi ha detto di non avere mai visto in vita sua un luogo così bello. In effetti la grande cascata non è l`unica, ve ne sono altre tre o quattro un pò più piccole e il fiume che ne nasce si allontana dolcemente creando piccole pozze piene di orchidee, il tutto è circondato da un paradiso tropicale con alberi carichi di frutta esotica, tra i rami degli alberi uccelli variopinti e pappagalli emettono incredibili e meravigliosi canti (a volte anche buffi e bizzarri) … non mi sorprenderei affatto se una ninfa uscisse da dietro un`orchidea… 

A causa delle piogge siamo rimasti solamente due giorni durante i quali abbiamo conosciuto alcuni bizzarri personaggi locali ed abbiamo riincontrato una coppia di ragazzi italiani che in precedenza avevamo visto anche nel deserto a alla Media Luna, a volte viaggiando ci si rincorre.

 

 

Xilitla

 

La Huasteca è un`area così grande che prenderebbe almeno un mese visitarla più o meno come si deve, purtroppo con queste piogge che ci obbligano a stare chiusi in furgone per metà della giornata non ne vale la pena. Rinunciamo a gran parte dell`itinerario che avevamo in mente ed optiamo per scendere subito in Veracruz; c`è`un posto, però, che non voglio assolutamente mancare : Xilitla. Lo stesso Rudy che abita sulla spiaggia di San Pancho (vicino P.Vallarta) ci ha vi ha vissuto per un certo periodo e non è stato l`unico a raccomandarmi di andarci. La città è molto simpatica ed incasinatissima ma l`attrazione principale di Xilitla sono las Pozas di Edward James…

Questo eccentrico scultore britannico ha creato durante un periodo di una ventina d`anni un giardino surreale dove non si riesce più a capire dove finisce l`arte umana da dove inizia quella della giungla. Con la sua grande barba bianca, l`artista passava sei mesi all`anno nella sua casa in questi bei giardini appena fuori Xilitla, durante gli anni sessanta cominciò a riempirli delle sue opere, strapparte dall`immaginazione di Lewis Carroll, costruzioni fatate che si ispirano alle forme della giungla, costruite in armonia con la natura e con un significato mistico celato in ogni singola forma. In questi giardini Edward James riceveva i suoi amici, a fargli visita erano importanti figure del movimento artistico surrealista quali, Picasso, Magritte, Remedios Varo e Dalì che parlando del suo amico un giorno lo descrisse come: ``più folle di tutti i surrealisti messi insieme, gli altri fanno finta ma lui no``. Le opere continuavano a sorgere e nel corso degli anni las Pozas assunsero un aspetto sempre più fiabesco, sembra che Edward fosse anche un grande amente degli animali, nei giardini vi era una specie di piccolo zoo ed è possibile vederlo immortalato in numerose esposizioni in compagnia di lucertole, cervi e guacamaie; una ragazza che lavora nel piccolo ristorante del parco ci racconta che da piccola conobbe lo scultore (morto nel 1982) e che era un signore molto silenzioso che amava giocare con i cani…

Al giorno d`oggi è possibile perdersi per ore in questi sentieri meravigliosi che ci conducono all`interno di un mondo immaginario che riuscì a diventare reale grazie agli sforzi di una persona che credette tanto ai suoi sogni da riuscire a materializzarli.

 

 

 

Che altro?

 

Dopo le belle passaggate surreali dove l’arte rincorre la natura (e viceversa) un’avvenimento a me molto gradito : sono finalmente ritornato nella mia beneamata Veracruz! Nelle prossime settimane passeremo per posti a me molto cari ed incontreremo diversi vecchi amici, cosa che non può che avermi fatto moltissimo piacere.

Il viaggio stà continuando ed abbiamo già attrevarsato diversi stati.

Sono trascorsi più di due mesi dall’ultima volta che ho mandato un e-mail, successe a San Luis Potosì quando stavo a casa del mio amico Lalo. Purtroppo di occasioni così non me ne capitano tante e mi sono reso conto che viaggiando è quasi impossibile trovare il tempo per scrivere; mi vedo quindi costretto a cambiare i miei e-mail da mensuali a bimensuali (e sempre con un pò di quel ritardo così tipico del paese in cui mi trovo).

Potete ben capire : anche se siamo in giro dobbiamo comunque trovare il tempo di fare un pò di soldi ed ogni giorno abbiamo parecchie cose da fare; a volte, come se non bastasse, il furgone si mette a fare i capricci. Le nostre risorse economiche sono, come penso abbiate capito, molto limitate e quindi dobbiamo anche limitare (pur essendo economico) l`utilizzo di computers agli Internet Cafè; la nostra meta è quella di poter vivere delle cose che scriviamo, in questo modo potremmo dedicarci anima e corpo alla scrittura senza diventar matti per trovare altre forme per vivere. Se tra di voi c`è qualcuno che potrebbe aiutarci…

Vi ricordo di scrivermi e Que les vaya bien.

 
 
LIBRI

(letti durante il mio viaggio)  

 

``Siddharta`` di Herman Hesse: è la seconda volta che cerco di leggerlo (la prima non arrivai oltre la metà) e... non c’è niente da fare: propio non riesce a piacermi questo libro che così tante persone adorano. Pur stimando moltissimo il valore letterario di Herman Hesse a me questo Siddartha risulta noioso, scontato e un pò troppo adolescenziale.

 

``Non è successo niente`` di Antonio Skarmeta: uno tra i miei scrittori preferiti ci racconta le avventure di un ragazzino cileno immigrato nella Milano degli anni ’70, quella di Mazzola e Rivera. Come sempre mi sono lasciato cullare dalle parole di Skarmeta, così dolci e poetiche ed allo stesso tempo semplici e quotidiane. Dello stesso autore il romanzo Il Postino di Neruda da cui venne tratto il famoso film con il mai abbastanza rimpianto Massimo Troisi. Anche in questo caso il libro supera ampliamente un pur ottimo lungometraggio.

 

 

MUSICA…

(cio`che piu` sto`ascoltando ultimamente)

 

``Macaco`` : esistono solo due album di questi ragazzi di Barcellona che ispirati da Manu Chao e da tutti i Manonegra, mischiano stili come fossero mazzi di carte in un gioco sonoro dal sapore latino ma comunque modernissimo. Personaggi di spicco del panorama musicale spagnolo sono conosciuti anche in Messico e, per quel che ne so, anche in Italia. Purtroppo credo che il gruppo si sia sciolto ma sembra che dalle sue ceneri siano nati numerosi e nuovi progetti musicali. Apriamo bene le orecchie... 

 

``Morcheeba`` : come si chiama questo piacevolissimo stile musicale? Questo stile che gruppi come Morcheeba, Portishead, Massive Attack, Elisian Fields… già da alcuni anni ci stanno proponendo? New Wave? Chill-Out? Elettronico-alternativo?…

Io non lo so, ma comunque i Morcheeba sono già da diverso tempo tra gli artisti più ascoltati sull’Acquario, la loro armonia ben si sposa con le bellezze che ci passano davanti al parabrezza. Non so come si chiama la cantante di questo gruppo ma la sua voce è allegra, dolce, melodiosa... musica che fa bene al cuore, che rilassa; musica che tutti dovremmo ascoltare.

 

 

FILMS…

 

``Friends`` : in effetti non è un film ma si tratta di una serie televisiva. Premetto che non ho una televisione da ormai sei o sette anni e anche quando stavo in Italia non la vedevo quasi mai, dunque non conoscevo questa serie che sembra sia molto popolare in tutto il mondo. In casa Lupe aveva un DVD con tutte le puntate della prima serie, sotto consiglio di Michelle ho cominciato a guardarle (un pò riluttante a dire il vero) ed alla fine abbiamo passato due giorni interi davanti al televisore!.

Mi sono piaciute moltissimo, umorismo semplice ma inteligente e personaggi irresistibili; mi è rimasta la voglia di vedere anche le altre puntate ma con la mia allergia per la televisione sarà un pò difficile (a meno che qualcuno abbia il secondo DVD).

 

``Troya`` : Quando le lessi da piccolo le tragedie greche mi erano piaciute di più.

Si tratta comunque di un buon film, capace di farsi apprezzare e di farci realizzare a qual punto la stupidità umana può essere devastatrice specialmente se associata a quella stupidaggine ancora più grossa che è la guerra. Brad Pitt come sempre offre una buona attuazione, solo che io Achille me lo sono sempre immaginato con i baffi ...

Sono rimasto un pò sorpreso da come una superproduzione come questa possa presentare alcuni grossolani errori.