Guatemala 2002

 

Partiamo da casa alle 4.20 della mattina di domenica 22 dicembre 2002, abbiamo l’aereo a Nizza alle 7.15 e non vogliamo avere sorprese come lo scorso anno quando abbiamo trovato i parcheggi dell’aeroporto completi. Voliamo alla volta di Madrid su un piccolo aereo, nella capitale spagnola abbiamo tre ore d’attesa per l’imbarco sul volo dell’Iberia che ci porterà a Miami. I controlli sono molto scrupolosi, ad alcuni passeggeri vengono fatte togliere anche le scarpe e alcuni oggetti che sono già passati come bagaglio a mano vengono ritirati ed imbarcati nella stiva. L’aereo è in ritardo e viene annunciato un ulteriore ritardo visto che, a causa del maltempo, faremo una rotta più lunga che toccherà Terranova. Il viaggio è buono e le oltre nove ore di volo passano abbastanza velocemente. A Miami ci fanno correre al controllo documenti dove ci fanno praticamente il timbro di ingresso negli Usa anche se siamo solo in transito, poi controllo passaporti ogni 10 metri e via di corsa nella sala di transito dove però attendiamo ancora mezz’ora. Finalmente ci imbarchiamo per Guatemala City su un Boeing 737. Sorvoliamo la capitale che è già buio, sono le 19.00 anche se l’orario previsto di arrivo erano le 18.15, le luci della città sono a perdita d’occhio, non sappiamo perché ma ce la immaginavamo più piccola o forse eravamo rimasti con la memoria al nostro viaggio a Cuba. Dopo un veloce controllo passaporti e pratiche di immigrazione ci avviamo verso la riconsegna bagagli: speriamo bene! C’è tutto, andiamo verso l’uscita ma veniamo fermati da un tizio che ci chiede con insistenza qualcosa. Solo dopo aver visto la targhetta che lo identifica come addetto dell’aeroporto e capito che vuole le contromarche dei bagagli riusciamo ad uscire: speriamo di trovare, come siamo rimasti d’accordo per telefono, l’autista dell’Hotel Dos Lunas ad attenderci. All’uscita dello scalo ci sono migliaia di persone che non capiamo cosa ci facciano qui, visto che in arrivo ci sono circa una cinquantina di persone in maggior parte turisti; per fortuna scorgiamo un tizio con un cartello con il nome dell’hotel, la cosa ci rassicura molto vista la pessima nomea di Guatemala City, non abbiamo nessuna voglia di avventurarci per la città con il buio. Raggiungiamo a piedi l’auto di servizio (molto scassata!), l’albergo è molto vicino, in cinque minuti siamo a destinazione. Il nostro Caronte si chiama Ipolito ed è in compagnia del figlio Javier. Facciamo un po’ di conversazione e ci dicono che il tempo è buono e non fa freddo quest’anno. Il posto non è di lusso, anzi…. Ma l’organizzazione è buona, costa 20 USD compresa la colazione e il trasporto dall’aeroporto. Lorena è la proprietaria: un vero vulcano. È molto gentile, parla molto bene inglese e un poco di italiano, ci sono anche altri turisti e incontriamo una coppia di fiorentini che lavorano alla Prada e sono in viaggio di nozze in Messico e Guatemala. Ci facciamo raccontare un po’ di quello che hanno visto e dove sono stati. Intanto la “bella” Lorena ci chiede dove siamo diretti il giorno dopo e ci dice che a Livingston è meglio arrivarci con una prenotazione perché potrebbe essere difficile trovare posto da dormire. Ci consiglia di provare a telefonare alla Casa Rosada; si occupa lei della telefonata e le dicono che hanno una stanza ma per riservarla vogliono che mandiamo per fax la ricevuta di un deposito monetario per l’ammontare di una notte, lo faremo domattina. Dopo esserci messi d’accordo con Lorena e Ipolito per l’indomani andiamo a nanna.

Ci alziamo alle 7.00 (23/12), facciamo colazione e poi vado in banca con Ipolito che ha già portato i fiorentini all’aeroporto alle 5.30, cambio un po’ di dollari in Quetzal (7,47 Quetzal per 1 USD), faccio il deposito e poi torniamo da Lorena per fare il fax. Tutto a posto, con Ipolito partiamo alla volta della stazione degli autobus della Litegua che si trova in centro a Guatemala City. Attraversiamo tutta la città che tutto sommato, a parte uno smog da paura, non ci sembra particolarmente diroccata e terribile, anche se ci sono in giro molte guardie armate fino ai denti; ci sono molte insegne, pubblicità, fast-food, macchine e autobus (chicken), che differenza con La Habana! Alla stazione degli autobus facciamo il biglietto per Puerto Barrios (40 Q a testa), abbiamo circa mezz’ora di attesa e stiamo all’interno della sala di aspetto con l’immancabile guardiano con fucile a pompa e colpo in canna (speriamo che non parta un colpo). Ci sono un sacco di Garifuna che aspettano l’autobus con noi, alcuni sono seduti accanto a noi e scambiamo due parole anche se il loro spagnolo è un po’ difficile da capire, forse è troppo contaminato dalla lingua che parla questa particolare enclave nera del Guatemala; hanno un bambino di 3-4 anni che balla il merengue che la radio portatile suona a palla! Dopo cinque ore e mezza arriviamo a Puerto Barrios, la città è veramente brutta come dice la guida LP, alla stazione dei bus veniamo accerchiati dai tassisti che ci offrono di portarci a prendere la lancia per Livingston. Siamo stanchi, saliamo sul primo che capita, forse un po’ imprudentemente. Un tipo infila dalla finestra dell’auto un machete, spalanchiamo gli occhi e strani pensieri ci affollano la mente “ci siamo….. è la nostra ora”, l’autista se ne accorge e subito interviene a rassicurarci “è per tagliare il cocco”, ci sentiamo subito un po’ meglio.  Dopo circa 40 minuti di lancia arriviamo a destinazione sul molo di questa cittadina della costa atlantica. Attraversiamo quasi tutto il villaggio a piedi per raggiungere il nostro hotel che si trova verso il Rio Dulce.

La Casa Rosada è un posto molto bello, prendiamo possesso della nostra capanna (150 Q) con bagno in comune (pulitissimo) e ci informiamo sul mangiare visto che praticamente il nostro ultimo pasto è stato in aereo! Qui cucinano e decidiamo di cenare con il piatto tipico il Tapado che è una zuppa di pesce cotta nel latte di cocco con banane e coriandolo: super !! (naturalmente Monica lo chiede senza banane). L’atmosfera è molto piacevole, ci sono anche altri turisti, si può prendere liberamente da bere e da mangiare a patto di segnare tutto su un libro al numero della nostra capanna. Dopo cena prenotiamo la gita in spiaggia (Playa Blanca 80 Q a testa) per domani e andiamo subito a dormire, siamo distrutti. Ci alziamo (24/12) e, dopo una abbondante colazione a base di insalata di frutta io e di toast Monica, partiamo in lancia alla volta della spiaggia. Il viaggio dura circa 30 minuti, il panorama è molto bello, si vede Livingston dal mare e poi, finito il villaggio, è tutta jungla intricatissima che arriva fino alla battigia. Con rammarico veniamo informati che non si può andare a Siete Altares perché c’è stata una recrudescenza delle rapine ai turisti e il luogo è diventato off-limits. La spiaggia è carina, sabbia bianca e amache tese tra le palme da cocco, ci sono anche le docce, i gabinetti e un piccolo campo da calcio. Il mare, nonostante sia veramente piacevole e l’acqua tiepida, è un po’ torbido e non è certo paragonabile a quello del Mexico o di Cuba. Trascorriamo una piacevole e rilassante giornata, conosciamo anche i nostri compagni di gita tra cui Vincenzo l’italiano, Benoit il francese che parla italiano e Irene la svizzera, li rivedremo diverse volte nel seguito del viaggio. Mentre Monica dorme sull’amaca, gironzolo introno al campo da calcio dove ci sono due bambini che giocano a pallone, sono locali, uno è il figlio del lanchero che ci ha portato qui, l’altro vive in un villaggio vicino. Scatta la partita ai rigori ma è un po’ monotona, uno dei bambini è bravo, l’altro una schiappa. Vedere correre la palla attira altri “calciatori” e quindi, dopo poco, organizziamo una mista Italia-Guate contro Italia-Germania-Danimarca. Fa un caldo cane, la sabbia è rovente, ma ci divertiamo un sacco, finché noi europei siamo obbligati ad abbandonare il campo perché ci si stanno formando delle pericolose vesciche sotto i piedi, merito della sabbia incandescente e della nostra incoscienza. Purtroppo è arrivata anche l’ora di tornare a Livingston e così di nuovo in lancia. Durante il tragitto il barcaiolo ci fa fare la visita del Rio Cocolì che ancora adesso ci chiediamo cosa abbia di interessante! A parte due barracuda nel tratto iniziale e qualche uccello, non vediamo altro. Arrivati in albergo facciamo una bella doccia e poi usciamo per una passeggiata per il villaggio. Ci fermiamo a vedere i Garifuna che giocano a basket sul campo comunale, sono veramente bravi e hanno dei fisici statuari. Notiamo anche due ragazzi in apparenza italiani, lei è in preda ad una crisi isterica, si lamenta con lui perché non le piace il posto, avremo modo di rincontrare anche loro. Al rientro all’hotel chiediamo se è possibile fermarci una notte in più e ci dicono che non ci sono problemi, il posto ci piace, abbiamo bisogno di un giorno di riposo supplementare e il programma ce lo permette, questo è sicuramente uno dei grossi vantaggi di viaggiare liberi. Decidiamo anche di cenare in hotel, hanno organizzato la cena della Vigilia con tacchino stufato e pare proprio che non la si possa perdere. Benoit ci marca stretto perché sta organizzando una gita in Belize per domani, ma a noi 50 USD a testa per una giornata ci sembrano tanti e, visto che non si riesce a calare di prezzo, rinunciamo e prenotiamo di nuovo il passaggio per playa blanca. La cena è molto buona, qui cucinano veramente bene, ma dopo cena non c’è niente da fare e io crollo di nuovo dal sonno quindi ci ritiriamo in camera. A mezzanotte in punto veniamo svegliati da una serie impressionante di esplosioni, dopo un attimo di disorientamento, ci rendiamo conto che è Natale e forse qui sparano i botti anche per la Natività; in ogni modo sono veramente forti e certe esplosioni fanno sfigurare i napoletani! Oggi è Natale, dopo colazione telefoniamo a casa per gli auguri di rito e ci imbarchiamo sulla lancia. C’è molto vento e il mare è un po’ alto, tant’è che il lanchero non se la sente di doppiare una punta e ci propone di fermarci in una spiaggia prima. Facciamo così, ma il posto è veramente brutto e ci sono anche un sacco di rifiuti portati dal mare. Dopo poco mi faccio portavoce del gruppo e chiediamo di riprovare a raggiungere playa blanca, tanto più che negli ultimi minuti il vento è un po’ calato e abbiamo visto passare altre due lance dirette là. Missione compiuta! Passiamo la giornata in spiaggia nel massimo relax, non posso neanche giocare a pallone visto come mi sono ridotto il piede ieri. Pranziamo con i panini al cocco della Casa Rosada (un po’ scarsi), con l’ananas che mi sono comprato ieri e abbiamo anche il panettone, una cosa informe del peso di circa 50 grammi che mi hanno regalato al distributore prima di partire! Con il coltello che ho preso in prestito in hotel cerco anche di aprire un cocco che scopro poi essere marcio e molto puzzolente! Cani affamati si aggirano nei nostri paraggi, che pena, ma non abbiamo molto per loro, inoltre qui i bambini anche hanno fame e pensiamo che non sia bello dare qualcosa agli animali e non ai bambini. Durante il viaggio di ritorno il tempo peggiora, piove anche un po’, ma non si può rinunciare alla visita al Rio Cocolì (mah!). La nostra cena è a base di pesce alla griglia (robalo), molto buono. Domani andremo a fare la crociera sul Rio Dulce e ci fermeremo nel paese omonimo per una notte o due. Questa mattina (26/12) il tempo non promette bene, fino ad oggi è stato bello a parte il peggioramento di ieri sera, qui a Livingston fa caldo e conversando con il titolare dell’hotel ho scoperto che in estate le temperature e l’umidità sono insopportabili e ci sono anche un bel po’ di zanzare. Partiamo in lancia per la gita in compagnia del duo Vincenzo/Benoit, di una coppia di buffi tedeschi che avevamo già visto in hotel e alla spiaggia, e di due altri ragazzi stranieri. Il Rio Dulce scorre placido in mezzo alla jungla, il panorama è bellissimo, la vegetazione rigogliosissima, ci sono uccelli ovunque e di tutti i tipi; ogni tanto c’è qualche gruppetto di case sperdute che sembra un villaggio. Incontriamo anche molte barche di locali che risalgono il fiume per pescare. Il nostro barcaiolo ci fa fare una deviazione per vedere un’insenatura del fiume dove risalgono delle acque termali (intendiamo che lui si aspetta che facciamo il bagno….. qui???) e poi una zona dove ci sono milioni di ninfee fiorite, uno spettacolo! Il tempo peggiora, ora fa freddo e noi ci dirigiamo proprio in bocca alla tempesta. Infatti, quando manca poco all’arrivo, comincia a piovere. Finalmente siamo a Rio Dulce o Frontera che dir si voglia, seguiamo i tedeschi che vanno all’Hacienda Tijax e cerchiamo posto per una notte o forse due. Ci danno un bungalow completamente immerso nella jungla, lo si raggiunge camminando su delle passerelle di legno (molto scivolose se piove), c’è anche la piscina con idromassaggio e il ristorante (21 USD la doppia con bagno in comune non pulitissimo). Il posto è molto bello e suggestivo, peccato che questa pioggia lo renda molto meno affascinante. Dopo pranzo smette un po’ di piovere e decidiamo di andare a fare un giretto in paese. Ci avviamo a piedi, anche se sarebbe stato molto meglio attraversare il fiume con la lancia visto che la strada è lunga e piena di fango e i primi 300 metri si fanno su una serie di ponti non troppo invitanti e sicuri. Ci fermiamo in banca per cambiare dei dollari, nella prima non ci cagano ed usciamo, nella seconda sembrano un poco più disponibili ma abbiamo subito un contrattempo. Monica inverte nome e cognome nel controfirmare i travel e il suo passaporto non è firmato (chi lo sapeva!), tutto questo manda in panico l’impiegata che comincia a chiamare aiuto e pare non volerci accettare gli assegni. Dopo mille verifiche, controlli, discussioni, alla fine riusciamo a cambiare questi benedetti dollari e andiamo un po’ in giro. Il paesino ci sembra abbastanza squallido, disorganizzato e da vedere non c’è niente. Il tempo è incerto, piove a tratti e decidiamo di non andare a visitare il castello di San Felipe, anche perché si sta facendo tardi e non sappiamo se troveremo un bus per tornare. Decidiamo di sederci al ristorante Rio Bravo proprio sul lago e passiamo un po’ di tempo in relax a mangiare patatine fritte. Poi cerchiamo di chiamare la lancia per attraversare il lago e tornare in hotel, dopo diverse sollecitazioni e 45 minuti di attesa! veniamo prelevati dal barcaiolo. Una volta in hotel provo a fare un bagno nella splendida piscina, ma fa troppo freddo e finisco per fare una doccia. Ceniamo discretamente al ristorante dell’albergo e presto ci ritiriamo per la notte anche perché non c’è proprio nulla da fare. La notte è davvero drammatica! Le cabanas sono molto rumorose, dato il tetto in lamiera e la pioggia insistente e, una volta spenta la luce, si popolano di diverse varietà di insetti a più gambe (ho avuto il panico quando di notte ho acceso la pila per andare a fare la pipì!!….. odio le baratte!). La mattina decidiamo di non fermarci qui per un’altra notte e prenotiamo il bus della Linea Dorada (150 Q a testa, non certo economico) delle 14.30 per Santa Elena e una stanza a Flores; non sembra esserci molta disponibilità infatti in un posto non ci sono stanze, in un altro non ce la tengono se non fino alle 12.00, così il primo che ci dà la certezza della prenotazione, lo fissiamo. Continua a piovigginare e vaghiamo per l’hotel fino a quando ci aggreghiamo a una coppia di stranieri per fare il passaggio del fiume in lancia visto che la lancia gratuita non parte se piove. L’autobus arriva con solo 30 minuti di ritardo, è molto confortevole e in poco più di 3 ore arriviamo a Santa Elena, anche perché l’autista ha il piedino veramente pesante anche sotto la pioggia (come tutti da queste parti!). Usciti dalla stazione dei bus ci incamminiamo verso Flores, la strada rialzata è breve e l’hotel Petenchel si trova appena all’inizio dell’isola. Prendiamo possesso della stanza (80 Q con bagno privato), non è una reggia, è abbastanza pulita e ha finalmente il bagno privato. Dopo una bella doccia facciamo un giro e mangiamo in modo scadente per 90 Q. Non sappiamo ancora bene cosa fare domani, piove e pensiamo che Tikal non sia da visitare sotto l’acqua, vedremo domattina, intanto prima di andare a dormire facciamo un salto al Mayan Princess per un Pina Colada e un pezzo di film in lingua inglese con sottotitoli in spagnolo (o era il contrario!). (28/12) La camera è piuttosto rumorosa e ci alziamo abbastanza presto. Piove inesorabilmente e decidiamo di spendere qui a Flores il giorno in più che abbiamo sul programma. La cittadina non lo merita, ma speriamo vivamente che il tempo migliori e ci faccia visitare le rovine in pace. Dopo colazione facciamo un giro per Flores, non c’è molto da vedere anche se il posto è abbastanza ben tenuto. Mangiamo in un posto in riva al lago e passiamo la giornata a cazzeggiare, leggiamo e ci annoiamo molto, non è molto normale visto che abbiamo anche bisogno di riposarci, ma ormai siamo abituati anche in vacanza a tenere certi ritmi e poi è anche vero che se hai solo due settimane per visitare il Guatemala, perdere un giorno intero ti sembra un delitto. Il pomeriggio prenotiamo anche il bus per Tikal e la combinazione bus+minibus (Flores-Guate-Antigua 200 Q a testa) con il Rapido del Sur per domani sera con partenza alle 22.30 e arrivo alle 7.30 del giorno dopo. Incontriamo ancora Vincenzo e Benoit che sono stati oggi a Tikal e ripartono uno in bus e uno in aereo per Guatemala City (saranno strani?) e poi Antigua per il Capodanno. Il tempo migliora un poco, non piove più e si vede un po’ di cielo azzurro. Ceniamo al ristorante Las Puertas, un posto molto bello dove mangiamo veramente bene; dopo cena attraversiamo la strada e ci fermiamo a vedere un pezzo di film che proiettano nella sala di proprietà del ristorante. Sono circa le 22.00 e andiamo a dormire sperando nella clemenza del tempo per domani. Sveglia presto (29/12) e partenza col minibus (40 Q a testa) per Tikal. Il tempo è discreto, c’è sereno con nuvole che gironzolano ma in confronto ai due giorni passati è una meraviglia. Dopo circa un’ora e un quarto siamo all’ingresso del parco di Tikal, paghiamo 50 Q a testa di ingresso e ci avventuriamo all’interno del parco.

Oggi è domenica ed è gratis per i locali che si avventurano tra le rovine con camionate di bambini e cestini da picnic, un vero casino! Seguiamo il percorso consigliato e, poco dopo avere visto le prime piramidi, assistiamo ad uno spettacolo mozzafiato, un branco di 4/5 scimmie ragno sono sopra gli alberi molto vicino a noi e compiono evoluzioni e salti da un ramo all’altro, davvero splendido. Cerchiamo di fotografarle ma senza teleobiettivo non penso che verranno le foto. Dopo questo show fuori programma e l’avvistamento di un pizote un po’ spelacchiato continuiamo la visita. Il tempo regge anche se ci sono dei nuvoloni che vagano, camminiamo in mezzo alla jungla in una sorta di tunnel di verde veramente bello, ci sono piante di centinaia di specie diverse, fiori e animali ovunque, soprattutto uccelli variopinti ma anche scoiattoli. Arrivati al Tempio IV (64 m, il più alto del sito) saliamo la ripida scalinata in legno e ammiriamo il suggestivo panorama: dall’uniformità della jungla spuntano qua e là i templi Maya e alberi immensi di Ceiba. Il sito è veramente grande e tante cose sono ancora avvolte dalla vegetazione e si intuiscono appena. Camminiamo molto e nella Piazza dei Sette Templi vediamo uno splendido volo di tucani e un esemplare enorme di ficus strangolatore. Cominciamo ad essere un po’ stanchi quando arriviamo nella Grande Plaza, questa zona è veramente imponente, oltre che stupenda. Ci riposiamo un po’ scattando fotografie e leggendo la storia di Tikal sulla guida, seduti sugli scalini della Acropoli Nord. Ci avviamo poi verso l’uscita e ci imbattiamo ancora in un branco di scimmie ragno, questa volta vediamo anche una femmina con il piccolo sulla schiena. Poco dopo veniamo avvicinati da un gruppo di pizote che si lasciano avvicinare e scattare molte foto. Lasciamo il sito che è pomeriggio inoltrato e andiamo a sederci ad uno dei Comedores sulla strada dove pranziamo con patatine fritte. Siamo stanchi, ma molto appagati dalla bellezza di Tikal, avevamo già visto rovine Maya in Mexico ma qui l’atmosfera è molto più suggestiva, sia per la jungla sia per gli animali. Dopo un breve temporale ci avviamo al minibus che ci riporterà a Flores. È quasi ora di cena e cominciamo a cercarci un posto in un ristorante ma sono tutti pieni, decidiamo allora di aspettare un tavolo al Mayan Princess. Mentre aspettiamo fuori dal locale rivediamo due ragazzi che ci avevano chiesto delle informazioni questa mattina al parco, anche loro cercano un tavolo e decidiamo di mangiare assieme. I ragazzi del ristorante ci invitano ad entrare e ci offrono un Cuba Libre (bevibile ma farlo bene è tutta un'altra cosa!). Finalmente ci sediamo e facciamo conoscenza con Gabrio e Alexandra. Lui è un italiano di Milano che vive e lavora in Germania. Lei è Costaricana, ha vissuto in Salvador e in Guatemala e ora vive e lavora con lui in Germania. Sono ballerini professionisti e sono in Guatemala per vacanza, sono persone molto piacevoli e la serata è allegra. Mangiamo bene per 80 Q in due e poi ci avviamo all’incrocio presso il quale ci dobbiamo imbarcare sul bus. Monica è un po’ preoccupata, io sono abbastanza tranquillo anche se non c’è nessun altro che lo aspetta…… Finalmente arrivano altri turisti tra cui la svizzera e il tedesco che volevano la nostra stanza al Petenchel, infine arriva anche il bus. È abbastanza bello e confortevole (io non sono d’accordo! M.), si parte. La prima parte del viaggio è pessima, l’autista guida ad una velocità folle immerso nella nebbia su strade tortuose! Dopo circa due ore sorpassiamo il bus della Dorada che era partito un ora prima di noi! Se non ci lasciamo le penne questa volta, non succede più! Poi dopo Rio Dulce la nebbia si dirada e la strada diventa un po’ più dritta e riusciamo a dormicchiare. Veniamo fermati più volte da posti di blocco della polizia e ad un certo punto si rompe anche qualcosa, tant’è che l’autista modera la velocità (meno male). Arriviamo a Guatemala City verso le 6.00 del mattino e troviamo ad attenderci il minibus per Antigua: che organizzazione. Attraversiamo la capitale immersa nella nebbia e nello smog e ci avviamo verso l’antica capitale del Guatemala e di tutto il Centroamerica. (30/12) Arriviamo ad Antigua alle 7.30 e ci dirigiamo alla Posada de Don Valentino (200 Q la doppia con bagno), la città ci appare subito molto bella e piena di fascino. La posada invece non è molto accogliente o meglio non lo è per niente la nostra stanza che, oltre ad essere sporchina, fatiscente e polverosa, ci sembra la peggiore del posto, ma arrivando a quest’ora del mattino forse non c’è altra scelta! Siamo un po’ stanchi a causa del viaggio notturno e decidiamo di fare una doccia, ma l’acqua calda va via dopo poco. Monica ha una crisi delle sue. Dopo essere tornati alla ragione e fatta la doccia usciamo e ci dirigiamo in banca a cambiare un po’ di dollari. Alla banca veniamo accolti dai soliti uomini armati fino ai denti. Per fortuna qui sono molto professionali e non abbiamo i problemi avuti a Rio Dulce, cambiamo i nostri travel (7.65 Q per 1 USD) e ce ne andiamo.